Arti decorative Rubriche 

Lo stile “barbarico” di Carlo Rizzarda

Maestro del ferro battuto nella Milano di inizio secolo

L’estetica architettonica del periodo

Nell’Italia di primo Novecento, tra le classi più abbienti è forte la domanda di abitazioni in stile neostoricista.
Si tratta di una tipologia di edifici in cui predominano scelte architettoniche e decorative che guardano fortemente al medioevo, al rinascimento, al barocco, cui si aggiungono, elementi tipici del nuovo stile in voga: l’Art Nouveau.
Il revival eclettico storicista, emerso nel secondo Ottocento, si impone nel corso del nuovo secolo più dello stile floreale puro tipico del naturalismo modernista, esplicandosi in soluzioni abitative ibride e talvolta pittoresche.
Il rinnovato fenomeno, che coinvolge oltre all’architettura tutti i settori delle arti decorative in Europa, si presenta in Italia un po’ ovunque ma soprattutto al centro-nord, dove maggiori sono le possibilità economiche dei committenti.


Roma, Firenze,Torino, Milano, Genova, sono le città maggiormente coinvolte. È qui che l’alta borghesia imprenditoriale, desiderosa di mostrare il proprio status, entra in competizione – quanto a dimora – con l’antica nobiltà locale, commissionando palazzetti che si spingono fino a sembrare piccoli manieri e castelletti in cui spunti decorativi di epoche differenti si amalgamano tra di loro con effetto di grande impatto visivo.
In un clima europeo nel quale al prodotto seriale viene opposta la figura dell’artista-artigiano, e dove nomi di spicco nel settore – quali Camillo Boito, in Italia – invitano a guardare al glorioso passato architettonico, non stupisce che il revival rimanga di moda fino alle soglie degli anni Trenta. E non sorprende nemmeno che la scelta dei ricchi committenti ricada sulla tradizione rivisitata piuttosto che sull’innovazione pura, una realtà con la quale gli “addetti ai lavori” sono obbligati a confrontarsi, dovendo seguire i capricci estetici dei clienti.
Confluito in seguito nella classificazione più generica denominata “Liberty italiano”, lo stile architettonico neostoricista prende tanto piede a Milano da essere denominato più semplicemente “villino lombardo in stile”. All’epoca ne sono promotori, tra gli altri, professionisti già noti come Giuseppe Sommaruga, maestro milanese del gusto floreale, e nomi emergenti come Giulio Ulisse Arata e Aldo Andreani che, pur attingendo in vario modo alle esperienze del modernismo europeo, manterranno in vita soluzioni architettoniche di segno eclettico per diverso tempo.

L’arte del Maestro artigiano in sintonia con le evoluzioni del gusto architettonico del primo Novecento

A questo contesto variegato fatto di mescolanze e riminiscenze, appartiene l’opera artistica di Carlo Rizzarda, artigiano del ferro battuto artefice di cancelli, balconate, ringhiere e complementi d’arredo che vanno ad arricchire le dimore più lussuose dagli anni ’10 fino al ’31, anno della sua morte prematura a soli 48 anni.

Gli anni della formazione

Alta professionalità nella forgiatura del ferro e studio delle arti decorative applicate stanno alla base dei lavori del maestro Rizzarda.
Nato nel 1883 a Feltre, in provincia di Belluno, Carlo è figlio di un artigiano specializzato nella costruzione di carretti, e forse proprio per seguire le orme del padre viene iscritto alla Scuola di disegno e plastica, dove, quindicenne, riceve il suo primo premio come miglior allievo del corso di Disegno industriale.
Nel 1899 egli è già a lavoro come fabbro ferraio presso l’officina Farra, ma decide di riprendere gli studi presso la Scuola quando nel 1900, il nuovo direttore introduce altri corsi di specializzazione. Grazie ad essi Carlo fortifica la conoscenza teorica e pratica nella forgiatura artistica del ferro e si mette di nuovo in mostra per il Disegno industriale architettonico e arredativo.
Nel 1904, conseguito il diploma, come ogni giovane alla ricerca di riscontro professionale, Carlo lascia il piccolo paese per trasferirsi a Milano. Qui, grazie alla sua buona preparazione tecnica, trova occupazione presso l’officina del maestro Alessandro Mazzucotelli – all’epoca già apprezzato artigiano del ferro battuto – che lo invoglia a tornare sui banchi di scuola. Questa volta sono quelli della Società Umanitaria, sodalizio fondato nel 1892 il cui scopo è aiutare i giovani economicamente svantaggiati a trovare lavoro offrendo borse di studio per corsi di formazione. L’Istituto, che all’epoca occupa alcuni spazi del Castello Sforzesco, è diretto da Eugenio Quarti – ebanista e decoratore molto noto nell’ambiente artistico milanese – e vanta nel suo corpo insegnante proprio il Mazzucotelli, titolare dei corsi per fabbri-ornatisti. In questi stessi anni Carlo frequenta anche il Corso Inferiore stilistico all’Accademia di Brera dove completa l’apprendistato dal punto di vista storico-artistico: “Dal Corso Stilistico, prima tenuto a Brera poi al Castello, egli avrebbe avuto la conoscenza degli stili. Dal maestro Mazzucotelli ebbe l’insegnamento pratico della loro applicazione nella forgiatura del ferro”, scriverà in seguito don Riccardo Rizzarda, unico biografo dell’artigiano.

L’imprinting di Mazzucotelli

Sin dai primi anni di lavoro in bottega, Alessandro Mazzucotelli considerò l’apprendista Rizzarda un elemento particolarmente capace. Carlo, in breve tempo si rivelò indispensabile al maestro per portare a termine le sue commesse, progetti di strutture in ferro che in quegli anni si stanno avviando al superamento degli stilemi Art Nouveau attraverso l’aggiunta di riprese neobarocche e medievali. Allo “stile Mazzucotelli”, fatto di ellissi e semicerchi, naturalismo geometrizzato e ampi spazi vuoti, Carlo farà riferimento nei suoi anni milanesi a contatto stretto col Maestro, la cui bottega frequenterà fino al 1910.
In questo periodo distinguere a vista le opere dell’allievo da quelle del maestro è quasi impossibile, i loro ferri sono tanto simili da creare incertezze a chi non ne conosca già l’appartenenza. Solo in una cosa i due eccellenti fabbri differiscono fortemente: l’approccio all’opera nel momento creativo su carta, ma per ravvisare questa diversità occorre visionare i rispettivi disegni preparatori. Mazzucotelli non si sofferma più di tanto in spiegazioni grafiche; sui suoi fogli, solo schizzi sintetici fatti in velocità, che servono a fermare l’idea creativa. Rizzarda, viceversa, disegnatore fuoriclasse, suole definire bene le forme, la tecnica, e riportare su carta meticolosamente i particolari dell’opera che si appresta a creare.

Gli anni del successo. Lo stile “barbarico”

Lasciata l’officina di Mazzucotelli e messosi in proprio – dapprima col collega Bernotti e poi da solo dal 1915 – Rizzarda consolida la sua ascesa personale collezionando riconoscimenti economici e consensi critici alle maggiori esposizioni di arti decorative, fino allo scoppio della Grande guerra cui parteciperà come volontario.
Al suo rientro a Milano, nel 1919, la crescita dell’edilizia urbana sta favorendo la richiesta di ferri battuti. I palazzetti e le grandi ville che sorgono seguendo il gusto tradizionale, presentano ancora un impianto strutturalmente ottocentesco in cui trovano posto moltissime balconate, grate e cancellate in ferro. La geometria lineare di rette spezzate, rombi, quadrati, triangoli, uniti alla rappresentazione di elementi tratti dalla natura: foglie, fiori…, che si allontanano sempre più dalle sinuosità del modernismo Nouveau, offrono all’artigiano-artista infinite possibilità combinatorie nella massima libertà compositiva.

Nel primo ventennio del ’900 le richieste della committenza più ricca si rivolgevano ad oggetti di lusso da inserire in ambienti di gusto antiquariale. In essi ben si inserivano i ferri di Carlo Rizzarda le cui forme si rifacevano al Medioevo, al Settecento, al Quattrocento

È la svolta “barbarica”, come scrive Fabrizia Lanza* rifacendosi allo storico dell’arte Papini che, in occasione della Biennale del 1914, definisce “longobarda” la nuova maniera di Rizzarda; una linea compositiva che prende le distanze dal naturalismo geometrizzato del Maestro e si dispone a una sobrietà senza fronzoli, a un geometrismo medievale, fatto di forme armoniose ma al contempo salde e massicce.
Ferro martellato lasciato plumbeo, bugnato rustico, bullonature, lamine piatte, forme tonde rettangolari e quadrate, sagome zoomorfe, trovano ispirazione nel corredo decorativo gotico e rinascimentale, arabo, normanno e araldico, segnando il nuovo stile Rizzarda che trova apprezzamento in occasione delle numerose esposizioni di arti applicate organizzate a Monza, Torino, Venezia, Parigi, Barcellona, mostre a cui il giovane Maestro partecipa in prima persona o inviando le sue opere a corredo degli arredi presentati dalle ditte produttrici di mobili.

Déco. L’ultima ispirazione

Già artigiano in auge, nel 1924 Carlo Rizzarda è invitato a partecipare con altri importanti professionisti alla crociera della Regia nave “Italia” in rotta per l’America Latina il cui scopo – in linea con gli intenti del Governo fascista – è quello di divulgare le capacità imprenditoriali italiane e creare nuovi mercati; una missione oltreoceano che frutterà all’artigiano-artista diversi contatti e incarichi di lavoro in Argentina.
L’ultima esposizione di rilievo cui il Maestro prende parte nel 1930, è la IV Internazionale alla Villa Reale di Monza presieduta da Alberto Alpago-Novello, Gio Ponti e Mario Sironi, che gli conferiscono il Diploma d’Onore di Esecuzione. A questo periodo risalgono le ringhiere dall’elegante intarsio prospettico in ferro e ottone e le evanescenti inferriate a linee spezzate e rette lanceolate, opere che restano esemplari dello stile Rizzarda che ancora una volta si rinnova semplificandosi e seguendo l’orientamento neoclassico che i noti architetti milanesi stanno promuovendo già da alcuni anni; una nuova strada che il Maestro avrebbe sicuramente continuato a seguire se la morte non lo avesse sorpreso nel 1931 a seguito delle complicanze di un incidente stradale.


Visti in asta

All’epoca, solo le classi più abbienti potevano permettersi di abbellire le case con i ferri creati dal maestro Rizzarda. I prezzi dei suoi lavori maggiori: cancelli, ringhiere, balconate…, erano altissimi. Oggi sul mercato antiquario è ancora possibile trovare alcuni oggetti arredativi: lampade, formelle e piccoli elementi facenti parte di più complesse composizioni. Per avere un’idea del loro valore odierno, riportiamo le valutazioni riferibili a pezzi presentati in asta nel 2015.


Rizzarda educatore

La carriera di Rizzarda insegnante comincia da giovanissimo. Già nel 1906 l’apprendista inizia a sostituire Mazzucotelli nei giorni in cui il Maestro è costretto ad assentarsi dall’aula presso la Società Umanitaria, e dopo breve tempo viene inquadrato al suo interno come assistente alla Sezione fabbri della Scuola professionale Maschile diurna. Negli anni, nonostante gli impegni professionali, Rizzarda non rinuncerà mai all’insegnamento, considerando la trasmissione del sapere artigianale fondamentale per le nuove generazioni. Anche nei periodi di pieno impegno lavorativo nel privato, conserva il corso serale all’Umanitaria, ispirandosi, nell’educare gli allievi, al metodo dei maestri artigiani medievali e rinascimentali. Nel novembre 1923 il professor Rizzarda va ad occupare la cattedra di “Disegno e lavoro di officina” presso la Scuola serale Professionale di Lodi.


La Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda”

Nel 1926 Carlo Rizzarda acquistò il cinquecentesco Palazzo Cumano residenza cinquecentesca nel centro storico di Feltre, sua città natale. Il desiderio era quello di stabilirvisi un giorno e di collocare al suo interno un museo dedicato ai suoi lavori e alle numerose opere d’arte collezionate negli anni. Ma non ne ebbe il tempo. In seguito alla morte prematura nel 1931, il Comune di Feltre ereditò oltre al palazzo, tutti i ferri battuti ancora presenti in bottega e la collezione d’arte, comprendente dipinti, sculture, oggetti d’arte decorativa, mobili e cineserie, che arredavano la sua residenza milanese.


La Galleria d’Arte Moderna a lui dedicata, inaugurata nel 1938, venne allestita da Alberto Alpago Novello, noto architetto bellunese attivo a Milano, con cui Rizzarda aveva collaborato e del quale era diventato amico. Seguendo le sue volontà testamentarie, Alpago dispose i ferri al piano nobile del Museo e le opere d’arte al primo piano.
La raccolta di oggetti in ferro realizzati da Rizzarda tra il 1910 ed il 1930, comprende oltre 400 manufatti, tra i quali balaustre, lampade, cancelli, elementi decorativi che vanno a formare uno straordinario compendio illustrativo del suo percorso di crescita e della sua grande capacità tecnico-artistica.
La raccolta di quadri, mobili e oggetti, si compone di 196 opere che riflettono il gusto personale e il desiderio del Maestro di circondarsi delle creazioni di amici artisti e artigiani. Presentate al pubblico nello stile della “casa-museo”, le sale sono arredate con mobili di Muzio, sculture di Wildt, di Messina, di Otto Prutscher, di Hagenhauer; con oggetti in vetro dei maestri muranesi; dipinti di Semeghini, di Dudreville, di Cavalieri, e ceramiche di noti artigiani dell’epoca che offrono un’interessante panoramica sul gusto arredativo milanese del primo Novecento.

Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda”
Feltre (BL) – Via Paradiso 8
Orario: da martedì a giovedì 10.30-12.30 / 15-18;
sabato, domenica e festivi 10.30-13 / 14.30-19
http://musei.comune.feltre.bl.it/GalleriaRizzarda


L’ultima consegna

La grande cancellata che contorna Villa de Mezzan a Grum di Feltre è probabilmente l’ultima consegna d’opera fatta da Carlo Rizzarda.
Dal punto di vista decorativo, la cancellata evidenzia la nuova linea stilistica improntata a una maggiore leggerezza, portata avanti dal Maestro nella seconda parte degli anni Venti.


La struttura in ferro forgiato gli venne commissionata da Spartaco Zugni Tauro nell’estate del 1928 per coronare la seicentesca villa della moglie Giuditta dei Conti de Mezzan. Ultimata nel 1929 nel suo laboratorio di via Rosolino Pilo a Milano, venne definitivamente collocata a Grum solo nella primavera del 1931.
Nell’ultima lettera di un corposo carteggio tra il committente e l’artigiano feltrino, datata 28 marzo 1931, Rizzarda promette un sopralluogo finale in aprile. Ma non potrà effettuarlo. Qualche giorno dopo avrà il banale incidente automobilistico che lo condurrà alla morte il 4 maggio. Copia del carteggio è depositata presso la Galleria Rizzarda di Feltre. Un’approfondita scheda della Villa de Mezzan è liberamente consultabile nel Catalogo online dell’Istituto Regionale delle Ville Venete IRVV.

Ad oggi la grande villa, rimasta proprietà di famiglia, è a disposizione dei turisti.
www.agriturismozugnitauro.com


Ove non diversamente segnalato, i beni riportati nel servizio appartengono alla Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda”, Feltre


Da: La Gazzetta dell’Antiquariato n. 254 – Marzo 2017

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